Nel giorno di San Martino, patrono delle Cure Palliative, un pensiero di affettuosa gratitudine va a colei che ne è universalmente ritenuta la Fondatrice nei tempi moderni: Dame Cicely Saunders.
Fondatrice perché? Non tanto perché abbia inventato qualcosa di nuovo, anche se poi la triade “assistenza-formazione-ricerca” alla base del St. Christopher’s Hospice sia stata un’alchimia assolutamente innovativa e originale in quel campo; non solo per la definizione chiara e fondante di alcuni concetti-chiave delle Cure Palliative, come “dolore totale”, che poi racchiudeva in sé una visione integrale dell’uomo propria già della medicina antica, prima della separazione cartesiana; ma soprattutto perché fu la prima a raccogliere l’eredità assistenziale degli antichi Hospices, improntata alla presenza e alla compassione, ma anche a modalità terapeutiche che lei studiò e arricchì delle sue intuizioni nel campo della ricerca sul dolore, e perché fu la prima a pensare ad un luogo dedicato all’assistenza specifica di quei morenti trascurati dai medici, per soddisfare i loro bisogni ricavati dall’ascolto personale dei loro racconti e dai colloqui spirituali con loro, con una contaminazione feconda del sapere tecnico con la sapienza del cuore.
Cicely è la radice da non dimenticare, a più di cinquant’anni di distanza, perché incarna quel modo di dare assistenza che contraddistingue la struttura concreta dell’Hospice e si espande alle Cure palliative domiciliari e ospedaliere, anche in ambito di cronicità e di malattie neurodegenerative, come lei stessa già profeticamente prevedeva. Chi, prima di lei, ha avuto l’idea e, poi, concretamente realizzato “una struttura attrezzata come un ospedale, ma calda e accogliente come una casa”?
Per far conoscere a più persone come sono nate le Cure Palliative e ravvivarne il ricordo a chi già le pratica, fra pochi giorni, precisamente venerdì 22 novembre, presenteremo al Congresso Nazionale SICP, a Riccione, il Play “Cicely and David” di David Clark, il noto biografo di Cicely: egli ha composto quest’opera teatrale per onorarne la memoria, unitamente a quella di David Tasma, il primo “paziente fondatore”, cioè colui che davvero, con le sue idee condivise e con il generoso lascito di 500 sterline, fu pietra fondante del St. Christopher’s Hospice di Londra. A diciannove anni dalla loro relazione affettiva e spirituale, attraverso molteplici passi e incontri con pazienti, nacque quella casa luminosa, ariosa, immersa nel verde – seppur in un sobborgo cittadino – e impreziosita dall’arte di quadri suggestivi, che ancora oggi è punto di riferimento mondiale per ricerca, training formativo e incontro tra Professionisti di varie discipline.
Il Play è, come dicevamo, un’opera teatrale che è stata presentata al Fringe Festival di Edimburgo nell’agosto del 2022 e che, nella quinta e ultima serata, è stata filmata con il contributo del St. Christopher’s: intrisa di parole originali di Cicely, che David ha saputo disseminare sapientemente qua e là, fino a dar vita ad una rappresentazione semplice ed essenziale, è recitata in lingua originale da una compagnia di attori universitari amatoriali ed è stata da noi tradotta e sottotitolata in italiano per una maggiore fruibilità nel nostro paese. Il Sentiero di Cicely, grazie ad un accordo con l’autore, è referente italiano di quest’opera versatile e ricca di spunti narrativi, che viaggia per il mondo riscuotendo notevole successo ed è già stata presentata ai Congressi nazionali di Cure Palliative in Spagna e in Sud America.
Vi aspettiamo, allora, per condividere impressioni, emozioni e proposte concrete: ci vediamo in Sala Costanza, venerdì 22 novembre, dalle ore 15.30 alle 18, per una doppia proiezione in onore di Cicely e David!
P.S. La cosa bella è che sarà con noi una persona speciale: Jo Hockley, la produttrice del Play… un’infermiera palliativista che ha lavorato a lungo con Cicely e che, oltre a essere una professionista eccezionale, è una persona meravigliosamente empatica e accogliente, innamorata dell’Italia… Ti aspettiamo a braccia aperte, cara Jo!